Di Marco se ne va, Ap commissariata

RAVENNA – Niente proroga per Galliano Di Marco. Il presidente di Autorità Portuale se ne va dopo il primo mandato, senza usufruire nemmeno della proroga di 45 giorni sperata. Al suo posto viene nominato un commissario: come prassi, si tratta del comandante della Capitaneria di Porto, Giuseppe Meli.

Soddisfazione a Palazzo Merlato. Da tempo il Comune era in conflitto aperto con Ap. Il sindaco Fabrizio Matteucci e il vicesindaco Giannantonio Mingozzi hanno già incontrato Meli. “Durante l’incontro – dicono i due politici – abbiamo convenuto che, anche nel breve periodo commissariale, va perseguito con determinazione l’obbiettivo dell’escavo dei fondali del canale Candiano. Abbiamo anche convenuto che vanno definite in tempi rapidi soluzioni che escluderanno in maniera definitiva l’ipotesi delle casse di colmata fra le dighe di Marina di Ravenna e Porto Corsini, esclusione prevista dall’ordine del giorno approvato dal Consiglio comunale”.

Infine “abbiamo concordato sul fatto che è prioritaria la messa a punto di una procedura che assicuri rapidità nella manutenzione ordinaria dei fondali, per garantire la massima funzionalità dell’imboccatura del porto canale e di tutti i terminal. Nei prossimi giorni ci incontreremo nuovamente per esaminare tutti i temi sul tappeto, in spirito di piena cooperazione fra Istituzioni locali e Autorità Portuale e di ritrovato dialogo e collaborazione con l’insieme della comunità portuale. In questo quadro il Comune di Ravenna assicura massima attenzione per un esame celere della proposta di variante del comparto di Marinara”.

Di Marco, presidente molto attivo dal punto di vista operativo e da quello mediatico, paga soprattutto il mancato escavo dei fondali e l’insistenza sul “Progettone” che lo ha messo in conflitto sia con i cittadini sia con gli imprenditori. Al di là delle dietrologie, l’idea degli espropri in via Canale Molinetto non convinceva. La politica lo ha sostenuto all’inizio ma quando è esploso il conflitto con il numero uno di Confindustria, Guido Ottolenghi, non ha preso posizione per poi scaricarlo quando Di Marco ha proposto le casse di colmata in diga. Un progetto difficile da sostenere sotto elezioni.

Parla di “atto di arroganza politica” la Pigna di Maurizio Bucci, rimasto ormai l’unico sostenitore di Di Marco, etichettato come un “grandissimo presidente”.